Corrono, saltano, scodinzolano, o fanno le fusa. Gli animali, soprattutto quelli domestici, fanno parte integrante della nostra vita quotidiana. La loro presenza è divenuta familiare per molti di noi e non è fuori luogo definirla anche terapeutica, soprattutto quando il loro custode, o la loro custode, non hanno alcuna persona con la quale condividere i diversi momenti della giornata.
Sono presenze più o meno discrete, il cui comportamento dipende dal carattere e dal modo con il quale è stato forgiato dai loro custodi. Uso il termine custodi perché lo preferisco a padroni: in fondo, nessuno possiede nessuno, tranne sé stesso.
Dei loro custodi assorbono le abitudini di vita e i comportamenti quotidiani, pur conservando ognuno di essi la propria indipendenza. La pretesa, infatti, di assoggettarli ai desideri di qualcuno si configura come una limitazione della loro libertà.
Lo sfogo della domenica di questa settimana è dedicato proprio agli animali e alla loro tutela, e prende spunto da quanto riportano le pagine dei giornali, soprattutto in questo periodo estivo. Troppo spesso, infatti, i resoconti di cronaca segnalano casi di maltrattamenti compiuti dall’uomo, talvolta accompagnati da fotografie, o da immagini filmate, che testimoniano la brutalità di certe condotte. É un segnale di profonda inciviltà, se è vero che uno degli indicatori più attendibili della civile convivenza è rappresentato dal rispetto portato dall’uomo verso i suoi simili e le altre creature dell’universo. Quello che ne emerge, alla luce di certi modi di agire, non è certo un bell’affresco della società contemporanea. Nemmeno la dignità delle povere bestiole viene salvaguardata.
A onore del vero, va riconosciuto che il livello di sensibilità del genere umano verso il mondo animale, negli ultimi tempi, è cresciuto, ma, a ben guardare, ciò è stato possibile per l’inasprimento delle pene nei confronti di chi viola le regole. Solo, dunque, l’applicazione di condanne più severe sembra essere la strada per contenere questo fenomeno di inciviltà, quando invece sarebbe auspicabile una presa di coscienza collettiva a prescindere dall’intervento del legislatore. Rimane il fatto che sono ancora troppo frequenti i casi nei quali gli animali fanno penitenza senza avere colpa: c’è da chiedersi, senza esagerare, se sia davvero l’essere umano quello dotato della maggiore capacità di discernimento.
Educazione, rispetto e legge
Che cosa è possibile fare, dunque, per migliorare il rapporto dell’uomo verso di loro? Si dice che l’amore verso un animale si sviluppa dall’età infantile. Un primo passo potrebbe, dunque, consistere nel familiarizzare con gli animali fin dalla giovane età. I genitori potrebbero abituare i loro figli, per esempio, ad accettare di buon grado la presenza di un animale in casa, spiegando loro che non è un comune giocattolo e stimolando una coscienza autentica sul rispetto che hanno il diritto di pretendere
In secondo luogo sarebbe opportuno chiarire quali sono i benefici della presenza di un animale fra le mura di casa. La custodia di un cane o di un gatto negli spazi domestici richiede impegno, ma è pur vero che, sul piano relazionale, sono capaci di dare molto di più di quanto ricevono.
Il terzo aspetto è quello dei controlli. A livello nazionale ed europeo, su sollecitazione di alcuni gruppi animalisti, i cui interventi trovano d’accordo una parte crescente dell’opinione pubblica, è stata avviata una battaglia civica non certo di retroguardia. L’obiettivo è di arrivare alla definizione di leggi che prevedano la certezza del carcere per chi maltratta e uccide gli animali in ogni ambito, dai canili-lager agli allevamenti intensivi, dai circhi alle manifestazioni storico-culturali.
Proprio per questo, siamo in dovere di proteggere chi ci segue con tanto amore e fedeltà.
In questo senso, è pertinente la citazione del filosofo Immanuel Kant: «Si può conoscere il cuore di un uomo già dal modo con cui egli tratta gli animali».
Buona domenica e scusate lo sfogo.