Quando il viaggio si combina con la fantasia. Basta un rumore, o un’immagine più o meno insolita, per stimolare la curiosità. È sufficiente che il turista sappia rallentare il proprio cammino, riesca a isolarsi per un attimo dal mondo esterno e sia disposto ad assecondare le sue sensazioni più intime e personali. É come se, pur conservando la propria identità, decida di calarsi nella realtà che lo circonda per lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni.
Le Colline Metallifere, nel cuore della Toscana, zona poco antropizzata, a cavallo fra le provincie di Pisa, Siena e Grosseto, offrono numerosi spunti per sostare a riflettere. Sono zone conosciute non solo per la presenza dei soffioni boraciferi ma anche per l’esistenza di alcuni angoli appartati, fuori dagli itinerari turistici più frequentati, i quali forniscono l’opportunità di fermarsi a pensare.
Poco oltre l’abitato di Pomarance, proseguendo dalla provincia di Pisa verso quella di Grosseto, l’itinerario diverge dalla strada principale per ricollegarsi alla provincia di Siena in direzione di Casole d’Elsa. Una zona dove la presenza dei boschi e della macchia si combina con quella degli antichi castelli, che spuntano dalle cime delle colline facendo capolino tra la vegetazione. È la valle del Pavone: è il più lungo degli affluenti del fiume Cecina, dove confluisce dopo un percorso di trenta chilometri.
È qui che il viaggiatore immaginario decide di fermarsi sul ponte che lo attraversa, nella parte più bassa della valle, dove il torrente scorre incassato tra le scoscese sponde rocciose, pur avendo un letto piuttosto ampio. Intorno a lui il silenzio, rotto soltanto dal lieve scroscio delle acque, che fluiscono in modo non impetuoso, come se volessero solo appoggiarsi sullo strato di roccia, senza avere la pretesa di aggredirla. Un suono simile a un fruscio, altra cosa rispetto al fragore impetuoso dei torrenti di montagna. Una sorta di sottofondo garbato, non invadente, che accompagna il turista mentre volge lo sguardo attorno a sé. All’improvviso il mormorio dell’acqua viene affiancato da un suono simile a un rintocco, che riecheggia sul fondovalle con cadenza regolare: «toc, toc». Diviene naturale rivolgere gli occhi verso l’alto. Solo da lassù, infatti, può arrivare una risposta alla sua curiosità. In cima, sulla vetta dei rilievi rocciosi dominanti la vallata, il viaggiatore immaginario intravede qualcosa di simile a un’antica fortificazione. Si tratta della Rocca di Sillano, un baluardo, risalente al XII secolo, collocato in posizione dominante sia sulla vallata principale, sia su quelle a essa collegate.
Si mette in cammino lungo un viottolo secondario, ben tenuto, che costeggia il torrente. La rocca è lontana, e forse irraggiungibile da quello stradello, ma la curiosità non è quella di arrivare a destinazione, ma di capire da dove provenga quel suono cadenzato. Percorse alcune centinaia di metri, l’immagine della rocca assume contorni sempre più definiti e l’atmosfera si fa ancora più intrigante e suggestiva.
Nessun rumore di urla strazianti, come si potrebbe pensare in presenza di una fortificazione, comunque carica di leggende, ma un suono ordinario che non sembra appartenere ad alcun animale.
Il cammino prosegue senza ulteriori sorprese fino a quando, attraverso i valloni, comincia a diffondersi una lieve cortina di fumo bianco, la quale si disperde in poche centinaia di metri. Il viaggiatore immaginario ipotizza possa essere collegata alla vicina presenza dei soffioni boraciferi, ma poi riflette, e rammenta che la loro figura, pur non essendo lontana, è comunque distante alcuni chilometri.
Il tempo di fermarsi, di guardare intorno, e di rendersi conto che il rumore riprende con maggiore intensità.
Curiosità soddisfatta
Basta percorrere alcune centinaia di metri per risolvere il mistero. La terra e il bosco, anche se in zone difficili da raggiungere, offrono comunque i loro frutti e proprio in questa direzione va il lavoro di una squadra di tagliaboschi, impegnata a diradare una zona comunque scoscesa.
Nessuna leggenda e nessun mistero dunque, ma il semplice lavoro dell’uomo dedicato alla pulizia del territorio. Viviamo anche di suggestioni, basta un segnale per stimolare la nostra fantasia. È giusto soddisfare la propria curiosità. E se saremo capaci di continuare a farlo, ci sentiremo ancora più vivi.